LADIESOCCER. TRA SPORT E PASSIONI, SONIA SODANO SI RACCONTA: “DA PICCOLA UN MASCHIACCIO, SUL CALCIO..”

Intervista di : 

tratta da CampaniaSport.it

Il lato venusiano del calcio viene sempre considerato un lato oscuro, non affascinante, non spettacolare, che non merita attenzione e visibilità. Dietro questo lato ci sono atlete, allenatrici e anche giornaliste. Un lavoro certosino, quasi perfezionistico di persone che lottano contro la storia, ma anche contro la cultura per riuscire a svolgere l’attività che più amano senza sentirsi giudicate, guardate con sdegno e disgusto, ma soprattutto senza essere considerate come pezzi di carne posizionate lì per attirare l’attenzione e lo share davanti alla TV.

Sonia Sodano e la squadra dell’Odg Campania

In questo senso Sport Campania ha deciso di dare visibilità al lato rosa del calcio, con la nostra nuova rubrica LadieSoccer. Chi ben comincia è a metà dell’opera, per questo abbiamo deciso conoscere meglio Sonia Sodano, giornalista napoletana, conduttrice da anni di “Donne nel Pallone” e calciatrice amatoriale della squadra dell’Odg Campania.

Come nasce la passione per il calcio?

“Da piccola preferivo giocare a pallone coi “maschi”, che far finta di cucinare con le amiche. Avevo sempre le ginocchia sbucciate e mia madre si disperava per questo, ma io ero fiera e mi vantavo molto di saper correre più veloce di tutti. Ero sempre con un pallone, poi per un po’ mi sono allontanata. In casa non si vedevano le partite e crescendo si è assopita l’aura da “maschiaccio”. Tuttavia, appena ho iniziato a lavorare come giornalista la passione di quando ero una bambina cocciuta ha ripreso il sopravvento, diventando il mio tanto amato lavoro”.

Sonia Sodano

Sei una giornalista molto conosciuta, ma come sei arrivata a fare questo mestiere?

“Ho studiato molto. La passione da sola può solo farti iniziare, poi c’è bisogno dell’impegno. Nel lavoro di giornalista e, nello specifico di quello sportivo, non ci può essere nulla di improvvisato. Se sei una donna poi c’è bisogno che il tuo impegno sia ancora più costante. Non ti è concesso sbagliare. Se un collega maschio dice una fandonia gli viene subito perdonata e dimenticata, se sei una donna no. Non ti viene scusato nulla, anzi”.

Che squadra tifi?

“Tifo per il Napoli, ma seguo tutto il calcio, lo faccio per lavoro, ma anche perché mi piace veramente tanto. Infatti, sui social mi seguono i tifosi di molte squadre: interisti, laziali e romanisti per lo più, ma di recente ho notato che quando “cinguetto” su Twitter mi rispondono anche molti bergamaschi tifosi dell’Atalanta. Poi, al di là del calcio italiano, mi piace moltissimo la premier, in tal caso sono una grande tifosa del Liverpool e confesso di adorare Klopp”.

Chi è il tuo Idolo?

“A bruciapelo, come la maggior parte dei tifosi del Napoli, risponderei sicuramente Maradona, ma ci sono grandi campioni del passato che ho avuto la fortuna di conoscere, quindi se mi è concesso vorrei aggiungere Gianni Francini. Oltre a essere stato un grande difensore e attualmente preparato e bravissimo opinionista televisivo, è un uomo straordinario. Un vero signore. Nella squadra dell’Odg Campania gioco come difensore e lui mi ha dato tantissimi consigli, pur essendo solo una calciatrice amatoriale e l’ha sempre fatto con estrema professionalità e affetto. Ci vorrebbero più uomini come lui nel mondo del calcio, che  non solo hanno rispetto del prossimo, ma soprattutto della donna”.

Dal calcio al calcio femminile, come avviene questo passaggio?

“Sempre di calcio si tratta. Quando si parla di tennis, ad esempio, non mi pare che uno si metta a fare tutta questa differenza. Il calcio femminile è uno sport troppo sottovalutato quando non lo si conosce bene, ma vi assicuro che sa essere a tratti anche più emozionante di quello maschile. Almeno lo è per me. Le ragazze che scendono in campo hanno una grande passione, oltre ad essere delle grandi professioniste. Lo fanno perché davvero amano questo sport”.

Cosa ti affascina del calcio in rosa?

“Per quanto riguarda il lato umano sicuramente c’è più passione, si fanno tanti sacrifici con una forza di volontà invidiabile, nonostante gli stipendi. Ho avuto l’onore di conoscere molte calciatrici della Serie A. In tutte loro ho scorto una luce che nei calciatori quasi non si vede più. Mi ha colpito tantissimo Daniela Sabatino, calciatrice del Sassuolo e della Nazionale

Sonia Sodano e Daniela Sabatino

italiana. Un’atleta bravissima che dai tifosi è stata soprannominata “Alta tensione” per la grandissima determinazione che mette in campo. Donna straordinaria dalla grandissima bellezza d’animo. In realtà potrei citarne molte. Un’altra che mi ha colpito tantissimo è stata l’ex calciatrice Patrizia Panico. Quando l’ho intervistata la prima volta la sua fierezza mi ha colpita dritta al cuore. Mi ha raccontato le sue difficoltà nel perseguire un sogno e lo ha fatto guardandomi dritta negli occhi, a testa alta, senza mai nessuna esitazione nella voce. Ho capito che non aveva alcun rimpianto, anzi, ho capito che avrebbe rifatto tutto all’infinito. Sui social, invece, seguo la Bonansea. Ancora non ho avuto il piacere di incontrarla, ma spero di poterlo fare presto. E’ una delle mie calciatrici preferite in assoluto: è un animo estremamente gentile, ma quando scende in campo è una vera forza. Queste donne e molte altre sono un esempio importante per la società in generale e per il calcio in particolare”.

Cosa manca a questo sport?

“Dal punto di vista atletico proprio nulla. A queste ragazze manca il riconoscimento di essere professioniste. Qualche mese fa qualcuno ha gridato alla svolta, ma ad oggi siamo ancora molto indietro rispetto ad altri Paesi.

Mi riferisco a quanto accaduto lo scorso 11 dicembre, quando in Italia si è introdotto il discorso. A farlo un emendamento alla Legge di Bilancio presentato dai senatori Tommaso Nannicini e Susy Matrisciano, che ha di fatto aperto le porte al professionismo sportivo femminile con l’introduzione di un esonero contributivo totale per tre anni, fino a un tetto di 8 mila euro, per tutte le società che stipuleranno con le proprie atlete contratti di lavoro sportivo. Lo scopo è eliminare ogni alibi economico e dare incentivi. Anche la Figc punta al professionismo per le donne dal 2021/22, secondo questo emerge dopo il Consiglio Federale di febbraio. Incrociamo le dita!”

Insulti sessisti a Sonia Sodano

Da giornalista del gentil sesso so che ti è capitato di subire insulti, quante volte ti scontri con il maschilismo?

Tutti i giorni incontro persone sia di sesso femminile che maschile che mi chiedono perché ho scelto il ramo sportivo. Alcuni lo fanno con estrema curiosità e apertura, altri con sdegno. Ci sono molti uomini che ti guardano male, ma spesso quelle più ostili sono le stesse donne che si occupano di altro. Una giornalista sportiva si trova spesso a doversi scontrare con tanta ignoranza. Sui social sono stata vittima solo qualche mese fa di un commento sessista di un tifoso napoletano che mi invitava a far sesso coi calciatori per risollevare loro il morale e farli giocare meglio. Ne parlo apertamente perché credo sia importante farlo. Quella è stata una violenza in piena regola: additare una donna come prostituta solo perché ha un aspetto curato, senza alcun riguardo per la propria intelligenza è una discriminazione di genere che ti uccide dentro. Per fortuna ho ricevuto molti messaggi di sostegno e affetto, molti erano di uomini che dicevano di vergognarsi di appartenere alla stessa categoria di certi soggetti. Più si parla dicendo che è sbagliato più la gente si abituerà al concetto. Io e le mie colleghe, che facciamo questo lavoro con professionalità non siamo “meno” solo perché siamo donne”.

Da anni segui o campionati femminili, com’è cambiato questo sport nel tempo, se è cambiato?

“A fare molto per l’affermazione del calcio femminile è stato indubbiamente il Mondiale di quest’estate in Francia, dove le nostre atlete guidate da Milena Bertolini hanno mostrato tutta la loro determinazione oltre che la loro bravura. Credo che la gente abbia apprezzato proprio questo. Spiace moltissimo che a causa dell’emergenza coronavirus le ragazze non siano riuscite a giocarsi una finale storica contro la Germania nell’Algarve Cup. Anche in questo torneo, infatti, hanno dato il massimo ed emozionato tantissimo”.

Cosa “spaventa” gli uomini tanto da non accettare la presenza di donne nel calcio, in ogni loro ruolo?

“Ogni volta che mi pongono questa domanda sinceramente mi trovo in difficoltà nel dare la risposta giusta. Mi sono data varie motivazioni, ma nessuna mi ha mai convinto del tutto. In generale credo sia un problema culturale legato al nostro Paese e alla storia che ci parla di una donna sottomessa all’uomo e all’idea che sia molto più debole rispetto a lui, però, c’è anche una componente di possesso. Gli uomini (per fortuna non quelli intelligenti, che se pur pochi nell’ambito calcistico ci sono e come), tendono a vedere il “pallone” come qualcosa di “maschio”. Un momento per evadere dalla routine casalinga e familiare, dove la donna sta in casa a curare i figli, mentre loro possono andare a tifare allo stadio o guardare in tv la squadra del cuore bevendo birra, urlando alla moglie di non fare rumore mentre passa l’aspirapolvere. Questa è la visione che hanno tanti uomini quando pensano al calcio, quindi è facile immaginare perché trovino anomalo che una donna si interessi a qualcosa di loro proprietà. Forse non si tratta di paura, ma di scherno. Magari ci trovano ridicole. Qualcuno ha aggiunto anche “disgustose”. Da qui i tanti Vessicchio e Collovati. In Italia c’è un’immagine del calcio “vecchia”, che di rimando porta a un modo“stantio” di comportarsi. Confido nelle nuove generazioni, confido nella loro intelligenza”.

Sonia

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